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Chicchi d'Ucraina

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A tavola con l’invasore

Posted on 25/02/202514/03/2025 by Alessandra Borgia

Chissà che fine hanno fatto, tra esplosioni e mine, i precedenti invasori del Mar Nero, dominatori dei fondali, terrore di cozze e molluschi di ogni tipo. Arrivate in incognito dal Mar del Giappone negli anni Quaranta, clandestinamente imbarcatesi su navi da carico o da crociera, hanno in breve colonizzato i bassi e bui fondali del Ponto Eusino, divorandone gli abitanti.

Pare che proprio da lì, una trentina d’anni dopo, siano arrivate nel Mar Adriatico, suscitando un crescente interesse tra i buongustai. In Puglia le chiamano “cuccioli di mare” e le consumano per lo più bollite e condite con olio e limone. A Odessa invece io le ho assaggiate grigliate, infilzate sugli spiedini e servite con salsa verde di aneto. Non sapevo esistessero molluschi così grandi. Una rapana può raggiungere una lunghezza di venti centimetri, vale a dire una della mie spanne.

Dà però una certa soddisfazione la consapevolezza di contribuire a risolvere un problema ecologico serio consumando una specie che non solo non è protetta, ma è addirittura pericolosa per l’ambiente. A causa dello sterminio di specie autoctone che provvedevano alla purificazione delle acque, il Mar Nero si è ammalato: ha la febbre e respira male, perché la temperatura è aumentata e l’ossigeno diminuito. La perdita di trasparenza testimonia anche visivamente il suo cattivo stato di salute. Una volta tanto il veganesimo non può radicarsi in ideali ecologisti, ma nemmeno etici: è difficile umanizzare la vorace e brutale rapana per invocare la sacralità della vita e la compassione per la sofferenza altrui. Superata l’iniziale schifiltosità, mi gusto pertanto senza sensi di colpa i miei spiedini, ripromettendomi di tornare presto per un bis. Il ristorante, specializzato in molluschi, è molto carino e si trova proprio in centro, vicino alla Cattedrale. Si chiama Kotelok, nome che designa un tipo di casseruola o calderone che dir si voglia. Ma un nuovo invasore del Mar Nero tronca le mie speranze gastronomiche; torno immantinente in Italia e solo dopo sei mesi rivedo Odessa, svuotata, impoverita, desolata. Il Kotelok è chiuso, come molti altri ristoranti ed esercizi commerciali. La mia parrucchiera, mi dice un negoziante lì vicino, ujechala v London (è andata a Londra). Chissà se tornerà.

Febbraio 2025

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