Pochi giorni fa, con la scalata del Kanchenjunga, Antonina Samoilova è diventata la prima ucraina a conquistare tutte le cinque vette più alte del pianeta. L’alpinista, classe 1988, è originaria di Čerkasy, una bella cittadina circondata da boschi e paludi, sulla sponda occidentale del fiume Dnepr. Antonina oltre che alpinista è interior designer: ha studiato a Londra, in una sede staccata dell’Istituto Marangoni di Milano.
Il massiccio himalayano del Kanchenjunga, situato fra il Nepal e lo stato indiano del Sikkim, è per altezza la terza vetta del mondo, ma ha nondimeno rappresentato un traguardo irraggiungibile anche per chi aveva già scalato le prime due (l’Everest e il K2), in particolare per le alpiniste, tanto da essere soprannominato dalle popolazioni locali “assassino di donne”. Dopo aver rischiato di dover annullare la scalata, per un brusco peggioramento delle condizioni meteorologiche, a duecento metri dalla cima Antonina si è trovata in seria difficoltà: l’ossigeno era finito e le due bombole di riserva erano vuote. A 8400 metri di altitudine, in quella che in gergo alpinistico si chiama “zona della morte”, la respirazione polmonare non basta a sostenere le funzioni vitali dell’organismo e senza l’ausilio delle bombole l’ipossia può arrecare in breve tempo danni irreversibili: le cellule cominciano a morire e l’abbassamento della temperatura corporea, unitamente al freddo intenso d’alta quota, provoca il congelamento degli arti.
Intervistata da Ukrainska Pravda, l’alpinista ucraina ha condiviso le sensazioni provate quando, già esausta dopo dieci ore di cordata, a causa dell’esaurimento delle scorte di ossigeno ha perso la sensibilità degli arti e ha dovuto sbattere mani e piedi contro la roccia per evitarne il congelamento. Si è salvata e ha portato a termine la sua impresa solo grazie alla generosità di uno sherpa, che le ha ceduto la sua bombola ed è tornato indietro.
Antonina ha iniziato a fare alpinismo solo sette anni fa, ma nel 2022 ha fatto sventolare per la prima volta la bandiera ucraina sulla cima dell’Everest. E sulla cima dell’Everest l’anno scorso ha portato anche la fotografia di un suo connazionale morto nella difesa di Mariupol, un giovane solato che sognava di scalare la montagna più alta del mondo. Quest’anno sul Kanchenjunga ha portato il suo distintivo.
Maggio2025
