Fino al 29 giugno sarà ancora possibile ammirare a Kyiv, nelle sale di Casa Ucraina, le opere di cinque artisti ucraini che negli anni Settanta e Ottanta rappresentarono visioni e aspirazioni in antitesi con l’arte dogmatica del regime sovietico, pur non essendo dissidenti: Florian Jur’jev (1929-2021), Ada Rybačuk (1931-2010) e il marito Volodymyr Mel’nyčenko (1932-2023), Fedir Tetjanyč (1942-2007) e Valerij Lamakh (1925-1978). La mostra si chiama ProZori, un termine che evoca al tempo stesso il cielo stellato (zori significa “stelle”) e la trasparenza (prozoryj significa “trasparente”) degli artisti, che non operarono in clandestinità, ma nell’ambito delle istituzioni ufficiali. Nell’epoca tecnocratica della sottomissione della natura e della colonizzazione dello spazio, questi artisti poliedrici sublimarono nelle loro opere la tensione verso l’infinito e l’eterno, l’unione armonica tra il microcosmo umano e il Tutto. In una sezione della mostra si trova indicata, su una grande mappa di Kyiv, l’ubicazione di alcune loro realizzazioni monumentali: sculture, mosaici e pannelli. Alcune furono distrutte (integralmente o parzialmente) oppure solo progettate e mai portate a termine. È il caso, ad esempio della “biotecnosfera”di Tetjanyč, un insieme di sculture gigantesche con cui l’artista sognava di sostituire tutte le statue di Lenin sparse per l’Ucraina sovietica. Le sculture erano costituite da enormi molecole, capsule contenenti l’occorrente per la sopravvivenza, in cui l’umanità si sarebbe potuta rifugiare nel caso di una catastrofe planetaria. Una di queste sculture si trovava all’ingresso di Kyiv negli anni Ottanta, ma fu poi rimossa perché, secondo una leggenda metropolitana, provocava troppi incidenti, distraendo gli automobilisti. Al centro dell’atrio di Casa Ucraina campeggia una testa di Icaro in maschera, un altorilievo del Muro della Memoria al cimitero di Bajko. Ada Rybachuk e Volodymyr Melnychenko lavorarono per tredici anni ai rilievi del muro, che però, una volta completati, furono ricoperti di cemento per ordine delle autorità sovietiche, perché non conformi ai canoni del realismo socialista. Il muro è ora in via di restauro. Un’installazione teatrale-musicale ispirata alle opere di Florian Yur’ev mira ad esprimere la concezione sinestetica dell’artista-violinista, che “vedeva” la luce nella musica. Autore di numerosi mosaici in vari luoghi della città, Valery Lamakh oltre che di arte si interessò anche di filosofia. Prigioniero in Germania durante la Seconda Guerra mondiale, dopo i bombardamenti trovò fra le rovine libri di filosofi tedeschi. Colpito in particolare dalla teoria nietzscheana dell’eterno ritorno, espresse la sua visione del mondo nei Libri degli Schemi, un sistema di simboli costituito da forme geometriche colorate abbinate a riflessioni personali e poesie.
L’Ucraina, dopo un iniziale rigetto, a volte iconoclasta, di tutto ciò che era stato sovietico, riscopre ora le stelle che anche in quel cielo offuscato riuscirono a brillare.
Giugno 2025
