Un’imponente installazione dell’artista ucraino Serhij Zapadnja sarà visibile al pubblico fino al 15 agosto nel parco Ševčenko di Kyiv. Si tratta di un busto interattivo del poeta Taras Ševčenko, all’interno del quale, attraverso degli spioncini, è possibile vedere ottanta luoghi in trentasette paesi in cui si trovano monumenti dedicati a Ševčenko. Si possono anche ascoltare le sue poesie e mettere alla prova la propria conoscenza del poeta. Taras Ševčenko (1815-1861) tra le personalità culturali ucraine è al primo posto per numero di monumenti eretti nel mondo, che testimoniano la presenza dell’Ucraina nel contesto globale. Il Bardo (Kozbar) nazionale ha rappresentato un punto di riferimento per generazioni di ucraini. Noto soprattutto per i suoi versi, in cui la lingua ucraina trova definitiva conferma della propria dignità con un’ulteriore consacrazione letteraria, Taras Ševčenko inizia tuttavia la sua attività artistica come pittore. Nato servo della gleba nella regione dell’odierna Čerkasy, manifestò fin dall’infanzia un spiccato talento artistico e per questo il suo padrone lo fece istruire nelle tecniche pittoriche. Entrato a contatto, nel corso dei suoi studi, con intellettuali e artisti ucraini, ottenne la libertà grazie al riscatto pagato per lui al padrone da uno di loro e ottenne ben presto prestigiosi riconoscimenti per i suoi dipinti. La sua prima raccolta poetica, Kozbar (1840), riscosse i lusinghieri apprezzamenti di Ivan Franko, affermato poeta ucraino che scorse nei versi del giovane Taras una chiarezza e un’eleganza espressiva del tutto nuove. Il titolo della raccolta, Kobzar, si rifaceva alla tradizione cosacca, e in particolare ai menestrelli che narravano le loro storie con l’aiuto di uno strumento affine al liuto – il kobza, appunto. Gli otto componimenti, di ispirazione romantica, celebravano la bellezza della natura e contrapponevano un passato glorioso a un presente di miseria e oppressione. Sospettato di appartenere a un’organizzazione sovversiva antizarista, sia per l’adesione alle teorie del socialismo utopista, sia per l’ispirazione nazionalista di alcuni suoi componimenti, in cui esprimeva l’amore e la sofferenza per la sua terra oppressa, Ševčenko subì l’arresto, la detenzione in un campo di lavoro e l’esilio. Ottenne in seguito la revoca parziale della condanna, ma con l’obbligo di risiedere a San Pietroburgo, dove morì. Gli amici trasportarono successivamente il suo feretro in Ucraina, in treno e carrozza, e lo seppellirono sulle rive del fiume Dnipro (nei pressi di Kaniv), per esaudire il desiderio da lui espresso nella poesia “Testamento”. Ironia della sorte, Taras Ševčenko, artista e patriota nato servo della gleba, si spense sette giorni prima che venisse ufficialmente abolita la servitù della gleba nell’impero zarista: quasi un Mosè che, dopo aver guidato il suo popolo verso la terra promessa, non visse abbastanza per calpestarne almeno i confini.
Agosto 2025
